In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Eric Berne, il fondatore dell’Analisi Transazionale, era solito utilizzare questa metafora:
“Ciascun essere umano nasce principe o principessa; poi le prime esperienze convincono alcun di essi di essere dei ranocchi.” (Berne, 1966) e che nella nostra relazione con gli altri a volte prendiamo decisioni che “ci trasformano in rane” -. Senza dubbio, tutti possediamo le risorse necessarie per cambiare e raggiungere una maggiore autonomia o felicità. In sostanza osservando un bambino anzi un neonato ci accorgiamo immediatamente della sua bontà e delle sue risorse positive. Come nelle favole la parabola di oggi sottolinea proprio questa realtà misteriosa “Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò”. Il bene è innato in noi, nasce con noi…il male lo apprendiamo. Tutti nasciamo principi significa che nasciamo buoni. Diventare rana significa imparare a farsi del male e di conseguenza a fare del male. La vita non è altro che un gioco di scelte. Tra bene e male. Si, un gioco perché ci sono molti tranelli. Spesso ciò che sembra essere bene in realtà è male e ciò che sembra essere male in realtà è bene. La parabola sottolinea una cosa fondamentale: “Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura…” La parabola del grano e della zizzania insegna che nel campo del mondo ci sono i buoni e i cattivi. Il bene e il male devono crescere fino alla completa maturazione, perché non conosciamo né il metro di Dio né il cuore dell’uomo. La Bibbia potrebbe essere riassunta con un’ingiunzione e un ordine: NON GIUDICARE, AMA.
Questo è il centro della parabola! La meraviglia e lo scandalo sono dettati dal contesto sociale e culturale del tempo. Chi mai può arrivarsi il potere di giudicare? Chi siamo noi per giudicare? La nostra coscienza sa…è la coscienza il motore delle nostre scelte. È la coscienza a decidere tra il bene e il male. I grandi profeti e gli uomini di Dio sono coloro che smuovono le coscienze. Senza giudicare. Ma portando alla luce e alla verità la realtà. E allora negare la presenza della mafia, della camorra significa addormentare le coscienze. Cogliere i fatti cioè i dati significa fare luce e verità. È ciò che succede oggi. La droga, il gioco d’azzardo e ogni tipo di sballo cosa sono? Chi li gestisce? Dove si verificano? Per il denaro e l’avidità si calpesta la vita. E spesso le nostre azioni sono ridotte al giudizio e all’emarginazione. Come sempre tracciamo una linea sulla lavagna e scriviamo a destra i buoni e sulla sinistra i cattivi. Arrogandoci un giudizio affrettato. Il 26 luglio a Verona arriva Marilyn Manson… e i fedeli pregano! La comunità ha organizzato veglie e rosari riparatori su invito del vescovo. Buoni contro cattivi. Chissà se invece cancellassimo una volta per tutte quella linea bianca e invece di separarci parlassimo un pó di più, accogliendo la sofferenza dei cattivi e prendendoci le risorse positive dei buoni.
Caro, sono contento di avere tue notizie: ci siamo incrociati per poco tempo al San Marco, poco prima di emigrare.
Adesso, seguendo il tuo blog, sarà come restate in contatto.
Grazie e ben trovato, amico mio.
ciao antonio. aiutami a ricordarti
Non so se hai avuto il tempo di conoscermi: io sono partito nel 2005, quasi contemporaneamente al tuo arrivo. Ero fra quelli che animavano la messa delle 9:30 la domenica e dopo facevo il catechismo.
Però ti ripeto: io ho fatto in tempo ad ascoltarti, ma non sono sicuro di avere avuto il tempo di parlarti e di farmi conoscere.