Vangelo del giorno: La ricchezza del ricco crea i poveri


Luca 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Ciascuno di noi porta in sé l’immagine di Dio, come dice S. Giovanni nella sua prima lettera, “Un germe divino è dentro di noi”, germe, seminato nella zolla oscura del nostro essere, che emerge dal nulla e dall’oscurità primitiva. I padri parlavano di logos spermaticòs, di un logos, di un’immagine germinale che è nel cuore di ognuno di noi, così che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Nell’orizzonte evangelico, non c’è una legge imposta dall’esterno da un Dio creatore, ma nel cuore dell’uomo c’è “un pensiero di amore e un sogno di bellezza”, che Dio ha sognato per ognuno di noi.
L’uomo non è chiamato, dunque, ad obbedire a una legge, ma a dare carne, a dare concretezza, a dare un volto al Verbo di Dio, a quel pensiero d’amore e a quel sogno di bellezza, che Dio ha sognato per ognuno. Siamo chiamati ad essere tutti come Gesù, che è arrivato ad essere sacramento di Dio.
Le beatitudini, non sono un dovere da assolvere, ma nella misura in cui sono interiorizzate e vissute sono irradiazioni dell’essere, dell’essere trasfigurato dallo Spirito, sono la trasparenza di una raggiunta pienezza, di una raggiunta verità interiorizzata.
Gesù nel suo vangelo non ci dà delle norme, delle leggi, ma ci indica delle vette.
Egli ha realizzato un rinnovamento radicale del cammino religioso dell’uomo, perché ci ha fatto capire che l’uomo non è grande davanti a Dio quando è nel tempio, ma che l’uomo è grande perché il tempio, la presenza di Dio è dentro di lui, nel suo cuore. In questo modo Gesù ha restituito l’uomo a sé stesso, alla sua grandezza sacra.
Nello sguardo di Gesù è beatitudine la povertà del povero a confronto con la ricchezza del ricco che crea i poveri e li umilia e li affanna. Meglio essere afflitti che affliggere. Meglio patire la povertà che causarla ad altri, dice Gesù. E Gesù visse lui stesso queste beatitudini, lui che sempre preferì diventare un escluso piuttosto che escludere o tollerare che altri restino esclusi. Ogni condizione di beatitudine ci appare in tutto il suo significato se la si vede come la sola alternativa, nella realtà, al produrre noi quell’ingiustizia. Povertà, afflizione, ingiustizia, persecuzione: in questo mondo ingiusto l’unica alternativa ad essere artefici di questi dolori è essere tra quelli che li subiscono, alla sequela di Gesù. La consapevolezza di questo rende beati. Qui sta il grande insegnamento evangelico di Gesù: fare il male fa male anche a chi lo fa, e non solo agli altri che lo subiscono.
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1 Commento

  1. Roberto Scelzo
    Settembre 13, 2017
    Rispondi

    Quanta verità e saggezza nel titolo che hai scelto oggi: è la ricchezza del ricco che crea il povero. E’ la fame e il senso di soffocamento generati dalla sazietà e godimento del ricco a generare risentimenti, furti, violenze da parte del povero. Attenzione: non è un giustificare chi ruba perché qualcuno è più fortunato di lui, come questo mondo vuole farci credere. Piuttosto è una eccessiva disuguaglianza tra le persone che si spinge fino ai bisogni essenziali – non è ammissibile che qualcuno sia così ricco da non lasciare all’altro nemmeno la possibilità di sfamarsi. E fermiamo subito le risposte che potrebbero venire spontanee, del tipo: che colpa ha chi è nato ricco o è diventato ricco o possiede tanto. E’ stupido basarsi su questi ragionamenti miopi. La chiave di lettura giusta, razionale, umana – sì umana – è quella di dire: pur di non essere artefice delle afflizioni del mio prossimo, preferisco io essere pari al mio prossimo….sono nato fortunato, ho tutto quello che mi occorre, ho avuto fortuna nella vita e non mi manca niente, bene invece di continuare ad accrescere la mia fortuna che tanto nemmeno posso godere perché già sono sazio, adesso mi adopero affinché anche colui che non è stato fortunato come me possa diventarlo. E’ la ricchezza del ricco che genera il povero, non è Dio che, avendoci fatti nascere in un mondo dove ci sarebbe in abbondanza e per tutti, ad avere in antipatia taluni e farli vivere nella miseria. E badiamo bene, per miseria non si intende solo le cose materiali. Ti ringrazio Pasquale per questo spunto di riflessione che anche oggi ci offri.

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