Luca 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Araperite l’uocchi….Aprite gli occhi quindi “Fate attenzione … a come ascoltate”.
Parole, parole….Quante parole, quanti messaggi ci invadono ogni giorno… È necessario allora riscoprire la forza delle parole alla luce della Parola.
Si tratta di “vedere”, di discernere tra le parole che trasmettono vita, le “parole di vita eterna” e quelle invece che sono brusìo, chiacchiericcio, pettegolezzo, parole che danno un’illusione di pienezza e in realtà sono soltanto un riempitivo che stordisce definite “chiacchiere”.
Parole pronunciate anche per delle promesse quando poi si rivelano illusioni che creano ferite ancora più profonde perché tradiscono le aspettative sperate. Parole infamanti, ipocrite, taglienti…parole!!!
Allora ATTENZIONE alla routine a un’abitudinarietà che spegne la meraviglia, lo stupore dinanzi alla Parola, e tutto allora finisce per diventare scontato, stanca iterazione. Attenzione al’approccio intellettualistico: una ricerca lodevole in sé, ma che rischia di ridurre l’assiduità con la Parola, con la Scrittura, a mero esercizio accademico (magari anche a goduria intellettuale), che però non tocca la vita e soprattutto non fa incontrare nella Parola colui che parla;
Attenzione all’ascolto strumentale: è quando ascoltiamo e approfondiamo sì la Parola, ma essenzialmente per dirla agli altri, non per lasciarci interpellare, e spesso anche ferire, da essa.
“Fate attenzione … perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”. Non si tratta di un premio e di un castigo, ma di una semplice verità: meglio si ascolta, più si riceve!
La fede non deve essere tenuta nascosta e segreta. La si deve praticare invece alla luce del giorno, perché chi nasconde la sua fede corre il rischio di perderla; chi invece la professa crescerà in essa.
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