Il counsellor


Nel 2006, ero vice parroco in un rione popoloso della provincia di Napoli. C’erano in questo quartiere quattro scuole dell’infanzia (di cui tre parificate), tre scuole della primaria (di cui una parificata), un istituto di scuola media inferiore con ben 14 sezioni, e tre istituti di scuola media superiore (tecnico commerciale, geometra, aziendale). Nei periodi forti dell’anno, a Natale e a Pasqua, ci invitavano a presiedere il consueto “precetto”. Un’esperienza unica e singolare! La chiesa diventava una bolgia!!! Il primo anno rimasi sorpreso, rammaricato, preoccupato ma entusiasta. Sorpreso di vedere in una sola volta tanti ragazzi in chiesa. Rammaricato perché avevo avuto una ghiotta occasione di evangelizzazione ma non la seppi sfruttare. Preoccupato per la banalizzazione che i ragazzi facevano dell’evento. Entusiasta perché mi venne un’idea che oggi realizzo in maniera progettuale! L’anno successivo da settembre iniziai a fare il giro delle scuole del rione della mia parrocchia per preparare l’evento del precetto programmando singolarmente ogni istituto e dividendo a sua volta l’istituto in biennio e triennio. Ne venne fuori una calendarizzazione che occupò tutte le mattinate del mese di Dicembre e del mese di Marzo. Il precetto non fu però la celebrazione di una messa ma un incontro di riflessione sul Natale e sulla Pasqua attraverso strategie innovative vicine al linguaggio giovanile (musica, video, testimonianze…). L’anno successivo, ancora, le mattinate le trascorrevo prevalentemente a scuola per preparare in ogni classe il Natale, attraverso iniziative di solidarietà e durante la Pasqua proponevo iniziative di volontariato, dal doposcuola ai bambini dei quartieri a rischio, all’assistenza nei centri per disabili e nelle case di cura per anziani. In questo anno nacque la tradizione de “la notte prima degli esami”, un’iniziativa di accompagnamento spirituale per chi iniziava l’avventura degli esami in particolare dell’esame di maturità. In quel periodo Ero stato nominato assistente diocesano del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC) e incaricato della Pastorale Giovanile insieme ad un altro sacerdote per l’intuizione di queste iniziative. Nel 2009, poi, fui trasferito nel centro antico della città, in un quartiere a rischio. Qui frequentare la scuola era un optional per tutte le età. L’infanzia era popolata di bambini, alla primaria prevalentemente si frequentava, nella scuola media inferiore c’era un alta percentuale di dispersione scolastica e alla scuola “superiore” frequentava solo il 10% degli adolescenti. Ideai allora il progetto Gumnos, “ero nudo e mi avete vestito”, (https://www.youtube.com/advanced_settings ), una sorta di dopo-scuola gratuito per i bambini e i ragazzi fino ai quattordici anni sostenuto dal volontariato degli studenti che avevo conosciuto negli anni passati. Con alcuni Istituti di scuole medie superiori, (Liceo classico, Istituto Tecnico Commerciale, Istituto per i Servizi Sociali, Liceo Scientifico) avevo stipulato un accordo con i dirigenti scolastici che riconoscevano il credito formativo agli studenti volontari. Dal doposcuola si passava alle attività ludico-ricreative per i ragazzi iscritti e per quelli non ancora iscritti si dava comunque la possibilità di associarli al gruppo sportivo per poi affascinarli allo studio. Sono, poi, approdato a Roma, in una scuola parificata gestita da religiosi per un periodo sabatico e trattandosi di un Istituto privato non mi è dispiaciuto inserirmi come insegnante di religione nei plessi dell’infanzia, della primaria e del liceo. L’ora di religione è un momento di «sosta», un piacevole passatempo con i bambini della scuola dell’infanzia, interessante e stimolante alle elementari ma boigottato dalla maggior parte degli alunni alle scuole medie inferiori e superiori. Ecco allora che vengo a conoscenza di una nuova figura in via di sperimentazione presente nella scuola e negli altri collegi religiosi internazionali, che gode di grande fama nell’ambiente per la ottima preparazione degli studenti in campo culturale ed educativo. Ma la modalità dell’attuazione del counselling o della tutoria (come viene chiamato in gergo) non mi aveva convinto perché si riduceva ad uno “sportello” di ascolto, disponibile una volta alla settimana e dove il counsellor era una figura esterna alla scuola che molti studenti non conoscevano. Ne ho colto con ammirazione l’intuizione e la presenza nella scuola ma ne evidenziavo anche i limiti. Come per esempio la non conoscenza del contesto del gruppo classe, essenziale e necessario per definire l’intervento. Stare nella scuola mi ha sempre affascinato e mi ha permesso di esprimere al meglio le mie risorse facendomi realizzare al meglio le iniziative che proponevo. E soprattutto mi sono reso conto del beneficio che ne traggono i ragazzi di oggi, spesso disorientati, affamati di essere riconosciuti e alla ricerca dell’ok-ness”.
Un lieto evento poi mi ha portato a sospendere il ministero sacerdotale e a trasferirmi a Torino per lavorare come volontario, retribuito in rimborso spese, in una nota realtà associativa che si occupa di sociale. Il suo obiettivo è quello di saldare l’accoglienza delle persone con la cultura e la politica garantendo diritti e giustizia, vicinanza a chi è in difficoltà e sforzo per rimuovere tutto ciò che crea emarginazione, disuguaglianza e smarrimento. È articolato in circa quaranta attività. Fra queste, servizi a bassa soglia, comunità per problemi di dipendenza, spazi di ascolto e orientamento, progetti di aiuto alle vittime di reato e ai migranti e alcuni percorsi di mediazione dei conflitti.
È anche un centro di studi e ricerche, con una biblioteca, un archivio storico, una libreria, una casa editrice; promuove la sensibilità sociale e lotta alle mafie e svolge percorsi educativi rivolti a giovani, operatori e famiglie. Inoltre, l’associazione anima progetti di cooperazione allo sviluppo in Africa e in Messico e a Torino un consorzio di cooperative sociali che dà lavoro a persone con storie difficili alle spalle.
Nel 1982 ha accompagnato la nascita del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza), mentre nel 1986 ha partecipato alla fondazione della Lila (Lega italiana per la lotta all’AIDS). Nel 1995 poi ha dato inizio a Libera, rete di impegno contro le mafie che oggi riunisce più di 1.600 realtà italiane e straniere.
Il mio servizio si svolge nell’area Dipendenze che raggruppa attività e servizi rivolti alle persone con problemi di dipendenza da sostanze legali ed illegali, di dipendenza senza sostanza (internet, gioco d’azzardo), alle persone sieropositive e in Aids, alle persone detenute o ex detenute. L’obiettivo degli interventi proposti mira a sostenere le persone che vivono situazioni di disagio nel loro percorso di rafforzamento personale e sociale in rete con i servizi del territorio pubblici e privati. Gli ambiti di attività sono: accoglienza, (attraverso un counselling socio-educativo insieme ad altre figure professionali, quali psicoterapeute, psicologhe ed educatrici), presa in carico e trattamento ambulatoriale, progetti domiciliari, centro diurno, drop-in, comunità residenziali, casa alloggio e gruppo appartamento.
Il mio progetto di counselling si occupa di percorsi di prevenzione, sostegno e promozione della sanità per giovani e famiglie. Dal momento iniziale della richiesta di aiuto diretta o indiretta, definita nella prima fase della domanda, si avvia lo svolgersi di un incontro che va sempre più approfondendosi con la persona.
 Nella richiesta si esprime e manifesta un disagio che con il mio supporto diventa il riconoscimento di un bisogno in una situazione di disagio e la ricerca di una propria sanità.
Nella manifestazione del bisogno c’è poi il riconoscimento della necessità di un altro da sé che permetta di trovare, nell’ incontro, specchio e aiuto.
 La fase finale del processo ha come elementi propri, per la persona, la percezione di essere uscita dalla dimensione di difficoltà in cui si trovava all’inizio e la consapevolezza che questo lavoro è concluso e spesso affidato ad altri servizi o specialisti.

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4 Commenti

  1. Lisa
    Luglio 24, 2017
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    Ti ho conosciuto in un’altra vita, quando eri un giovane più che promettente seminarista.
    E ho seguito le tue vicende dai giornali, abitando anch’io ormai al nord.
    No, non pensare alle chiacchiere, io ho letto di te sui quotidiani nazionali (la prima volta ero a Bolzano, sai?), che raccontavano di quante cose sane e costruttive ti facessi per i ragazzi di Castellammare e dintorni, anche e soprattutto per i ragazzi “di strada”
    Ho letto qualche altro tuo articolo su questo blog (scusa se ne commento uno a caso fra questi) e francamente, anche se non ci siamo conosciuti così bene in passato, mi fa piacere che tu abbia trovato un canale con il quale -in un certo senso- tu possa ancora seguire la tua vocazione se non formalmente sacerdotale, marcatamente cristiana e missionaria.
    E quanto allo “scuorno”, sappi che la maggioranza delle persone, con cui pur casualmente mi sono trovata a parlare di te, non hanno parlato di te con termini di scuorno, solo con uno stupito e nostalgico rammarico di aver perso un ottimo parroco, che aveva fatto grandi cose per la nostra città.
    p.s. Se ho straparlato, perdonami l’invadenza e cancella pure questo commento.

    • Luglio 25, 2017
      Rispondi

      Ciao Lisa. Grazie delle tue parole e della tua vicinanza. Mi fa piacere che segui il mio blog. Scrivimi pure. Mi farebbe piacere conoscerti o riconoscerti…

    • Agosto 11, 2017
      Rispondi

      Ciao Lisa, scusami per il ritardo ma credevo di averti risposto. Grazie per la stima e la vicinanza. Possiamo anche diventare amici su fb. Magari da qualche foto mi ricordo anche chi sei. Grazie ancora

  2. marianna
    Luglio 24, 2017
    Rispondi

    Pasquale, lo “scuorno”???? Ma chi se ne frega!!!
    Ci vuole coraggio, un gran coraggio ad essere UOMINI e a metterci la faccia, sempre!!!
    Uno, che qualche anno prima di te, ci ha messo la faccia con coraggio lo hanno addirittura messo in croce!!!
    In bocca al lupo per tutto 🙂

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