Luca 19,45-48
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
È uno spettacolo desolante, lo vediamo anche oggi entrando in alcune chiese e la passione, l’amore bruciante di Gesù per Dio suo Padre e per il luogo dimora della sua presenza, cioè la sua santa collera, si accende con forza: egli scaccia i venditori dal tempio.
Come può sopportare il mercato che occupa gli spazi del tempio? Come, dopo aver pianto sulla città? Come può accettare che l’uomo faccia diventare il rapporto con Dio una fiera? Che l’uomo si metta a mercanteggiare con Dio scambiando preghiere e riti e olocausti con favori e piaceri? Cosa ha a che vedere questa orribile idea di Dio con il volto del Padre che Gesù ha sperimentato e che continua a raccontare?
C’è un’espressione molto intrigante che stamattina vorrei condividere con voi perché non ne sapevo la particolarità unica in questo passo: “tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo”. Altrove si dice che la gente era stupita dell’insegnamento di Gesù, perché la sua parola era piena di autorevolezza (exousía) non come quella dei “mestieranti della religione”. Ma solo qui leggiamo che il popolo è sospeso, è appeso alle labbra di Gesù (“suspensus erat”, dice la traduzione latina). Lo stesso verbo greco (con la differenza di un piccolo prefisso) è utilizzato da Gesù per affermare che ai due comandi dell’amore di Dio e del prossimo “sono appesi tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,40), cioè l’intera rivelazione della volontà di Dio.
Ecco il punto: il popolo, con il suo infallibile “senso della fede”, coglie nell’insegnamento di Gesù la sintesi di tutta la volontà di Dio. Coglie che l’unica cosa veramente sensata sulla terra è la buona notizia dell’amore ricevuto e donato: per questo non vorrebbe mai smettere di ascoltare Gesù, perché comprende che nelle parole, nei gesti, nella vita di quest’uomo c’è tutto l’essenziale per coltivare la relazione con Dio. Ovvero tutto l’essenziale per vivere un’esistenza che porti in sé i segni dell’amore, perché “Dio è amore”. Eppure questa stessa gente pochi giorni dopo, interrogata da Pilato, risponderà: “Crocifiggilo”. Cos’è successo? Ciò che spesso capita anche a noi: è bello ascoltare Gesù, la sua parola fa ardere il cuore ma poi fatichiamo terribilmente a vivere come lui ha vissuto e ci ha chiesto di fare, a vivere il Vangelo. Un Messia così, debole, non-violento, che accetta di essere ingiustamente condannato pur di continuare a vivere l’amore fino alla fine, è francamente troppo!
Quando rifiutiamo di accogliere il Vangelo, di dargli carne nella quotidiana concretezza delle nostre relazioni, è come se stessimo rifiutando Gesù.
Troppo spesso trasformiamo la nostra fede in mercato, trattiamo Dio come se dovessimo comprare qualcosa, convincerlo a farci un buon prezzo, convinti che debba, alla fine, darci una mano. Quanto è piccola la nostra idea del Padre, quando anche le nostre chiese diventano dei luoghi di culto senza essere luoghi di incontro fra noi e il Padre. A volte pensiamo che in fondo possiamo ragionevolmente contrattare con Dio per strappare qualche favore. Torniamo al Vangelo, andiamo all’essenziale.
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