Luca 18,35-43
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Molte volte siamo ciechi, perché ci vediamo benissimo.
Infatti crediamo che quello che si vede sia tutto ciò che c’è da vedere, mentre è solo la realtà, apparenza, ciò che appare appunto. Il fatto è che siamo ciechi a ciò che conta veramente, ossia al reale, al significato profondo della realtà, l’essenza. L’essenziale sta sotto la buccia, le apparenze. La verità di una persona non è mai ciò che appare, ma piuttosto il suo cuore nascosto. Per questo Dio ha uno sguardo diverso sulla realtà: «io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» (2Sam 16, 7).
Se ci fermiamo sempre sulla superficie delle cose, dei rapporti con le persone, della storia che ci accade, al massimo saremo realisti, ma mai veri.
Occorre saper vedere ciò che in realtà è invisibile agli occhi, saper scorgere ciò che fluisce al di sotto della realtà. Ma per far questo occorre possedere una vista ‘altra’, avere una sorta di terzo occhio, così caro ad alcune tradizioni religiose orientali. Per il Taoismo, esistono ottantuno livelli di vista diversi sulla realtà! E paradossalmente, i veri saggi, gli illuminati e i lungimiranti nell’antichità erano sempre dei ciechi, dei non vedenti. Occorre chiudere gli occhi a questo mondo per poterci scorgere l’essenziale. Aveva ragione Saint-Exupéry: «L’essenziale è invisibile agli occhi». D’altra parte Paolo quando incontra Cristo sulla via di Damasco, si alza e non vede più nulla. Ha spalancato finalmente gli occhi su un mondo altro.
Ecco che Gesù, nel Vangelo di oggi, compie questo gesto meraviglioso.
Cosa vuoi io faccia per te? Una domanda rivolta anche a due discepoli che il loro unico desiderio era di vedere la gloria attuarsi nella propria vita. Ma per Gesù questa è la vera cecità. Pensare che la realtà sia potere, avere, successo…
In fondo la fede è vedere il mondo con gli occhi di Dio: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 31). La questione non è rivoluzionare il mondo che ci circonda, ma atteggiarsi con esso in maniera salvifica e feconda, in una parola amandolo. È una questione di cuore, di avere un cuore trasparente: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio».
Cominceremo un cammino di illuminazione quando riconosceremo di essere ciechi, quando prenderemo coscienza di essere ammorbati da una mentalità omicida e suicida, incentrata com’è sul potere, sull’avere e sul successo. Saremo illuminati quando anche noi come il cieco del Vangelo cominceremo a gridare la nostra malattia esistenziale, quella che ci ha relegati paralizzati ai bordi della strada dell’esistenza. Cominceremo un cammino dalle tenebre alla luce quando impareremo a tendere la mano per lasciarci ricondurre a Casa, nel cuore luminoso dell’Amato. Quando scopriamo che solo nella nostra povertà e nel nostro peccato possiamo fare esperienza della salvezza. Che solo perché tenebra possiamo essere raggiunti dalla sua luce scoprendoci figli amati, e potremo finalmente lasciar cadere la nostra vana-gloria per fare esperienza della gloria del Padre che è solo quella di poter amare.
Questo canto ebraico del Salmo 121 realizzato dal coro antoniano esprime da sempre la preghiera dell’uomo assetato di Dio.
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