Matteo 15,21-28
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
“È una regola che vale in tutto l’universo
Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
E anche se la paura fa tremare
Non ho mai smesso di lottare”. È il ritornello di una canzone che mi piace molto, e anche se è dedicata alle donne,
molte volte mi sono emozionato facendo mie le parole del testo della canzone. Ho avuto la fortuna di incontrare donne di questo calibro. Donne combattenti. Ragazze, suore, mamme, nonne…che hanno segnato la mia vita scoprendo quanto lottano tutti i giorni, forse un po’ anche per noi. Lo è mia mamma che dall’età di 10 anni, rimasta orfana, ha cominciato a lottare e anni dopo la vita l’ha messa ancora alla prova perdendo ancora l’uomo della sua vita…santa Teresa d’Avila, lamentandosi con il Signore per qualche tribolazione, si sentì spiegare da Lui che questo era il modo in cui trattava i suoi amici. Come la donna Cananèa, anche santa Teresa ebbe la risposta pronta: “Dio mio, ora capisco perché avete così pochi amici!”. Con Dio dovrebbe esserci questa confidenza: Dio non è un burocrate, ma un Padre. La donna di oggi potremmo definirla donna delle briciole, una madre straniera, intelligente, tenace, caparbia che non si arrende ai silenzi e alle risposte brusche di Gesù. Lui, uomo di incontri e di miracoli esce trasformato dall’incontro con lei.
Una donna che, in un certo senso, “converte” Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare oltre Israele, gli apre il cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d’Israele, di Tiro e Sidone, figli di Raqqa o dei barconi, poco importa: la fame è uguale, il dolore è lo stesso, è identico l’amore delle madri. Questa donna, anzi, queste donne, sono eroi e sono capaci di una fede e di una speranza nella vita davvero grandi.
La sua è una richiesta che esprime la sofferenza e l’impotenza di questa madre di fronte alla vita della figlioletta così minacciata dall’azione del demonio, che si manifesta anche attraverso la malattia psichica.
Gesù lo esprime ricorrendo a un’immagine che spiega il suo rifiuto: si devono saziare prima i figli, cioè i figli di Israele, poi i cagnolini, cioè i pagani (“cani” era un termine dispregiativo con cui gli ebrei indicavano i pagani.
Di fronte al rifiuto di Gesù, la donna si sente delusa, ma resiste, non si scoraggia e, ribaltando l’immagine dei cagnolini a suo vantaggio, replica: “Signore, anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. È una donna libera, che pensa, e con le sue parole fa cambiare l’atteggiamento di Gesù! Non è risentita per il rifiuto scoraggiante oppostole in prima battuta da Gesù, che resta per lei un uomo affidabile, ma lo porta – per così dire – a “ragionare”.
Hai ribaltato completamente l’omelia che ho ascoltato ieri sera. Allora mi domando, io che sono, per cosi dire, amante delle omelie , quale tesi devo fare mia? O piuttosto, da tutte devo trarne un idea che sia mia, come a dire che l’omelia me la faccio da sola ? Se sei disponibile discutiamo i vari punti, naturalmente 🙂