#Dipendenze4: Distorsioni cognitive….Quando il gioco è patologico


‘Non gioco più domani‘, oppure ‘ Vincerò di sicuro la prossima volta‘, solo per citare qualche esempio fra i più comuni, sono chiari esempi di verbalizzazioni di pensieri irrazionali. Lo studio si basa sul rapporto che i giocatori instaurano con la sorte, perché solitamente il pensiero e il suo sviluppo sono strettamente legati a pregiudizi, che influiscono in modo preponderante sulla valutazione della realtà. Questo fatto non solo distorce il pensiero, ma aumenta di ampio livello la probabilità che il comportamento dipendente venga ripetuto nel corso del tempo.
Le distorsioni cognitive più diffuse che sono state raccolte, analizzate evidenziate e le maggiori sono:
* Overconfidence: la super confidenza nelle proprie capacità che non trova alcun riscontro nella realtà;
* Gambler’s fallacy: si tratta di un processo mentale che induce il giocatore a pensare che se un evento esce dalla media, l’evento opposto è più probabile. Ad esempio, se per cinque volte consecutive è uscito il rosso, ora uscirà il nero, paradigma che anche in questo caso non trova alcun riscontro nella realtà e nel calcolo delle probabilità numeriche;
* Trends in number picking: la concreta individuazione di alcuni numeri e leggi che vengono dati per assodate, come l’uscita di un numero ritardatario che induce molte persone a giocare ingenti somme di capitali nella certezza che venga estratto;
* Illusory correlations: aspetti che legano due eventi in realtà indipendenti, come acquistare un biglietto vincente in un luogo e continuare a farlo nella ferma convinzione che porti fortuna;
* Availability of other wins: la convinzione che se vincono gli altri può accadere anche a sé stessi, come quando, ad esempio, un forte vincita viene pubblicata sui quotidiani;
* l’Inherent memory bias: la volontà dei giocatori di fare riferimento alle esperienze positive e di non considerare affatto quelle negative, anche se percentualmente sono infinitamente superiori.

A maggio con il Gruppo Abele all’Oasi di Cavoretto, abbiamo proposto un week-end residenziale di trattamento breve ed intensivo rivolto a giocatori d’azzardo.
Abbiamo condotto insieme a da Leopoldo Grosso,Valentina Casella, Adriana Casagrande, Emanuela Vighetti, un percorso che intende proporre una modalità di intervento alternativo o complementare ai classici programmi ambulatoriali. I giocatori spesso hanno un’attività lavorativa e una percezione del problema che non permette loro di sostenere trattamenti residenziali a lungo termine. Allo stesso tempo necessitano di allontanarsi dal loro contesto abituale per interrompere la compulsività al gioco. La possibilità di accedere a moduli residenziali di due giornate, organizzate nei week-end settimanali, ad alta intensità di trattamento, può quindi permettere di aumentare l’efficacia degli interventi ambulatoriali.
Il percorso prevede un approccio basato su attività di gruppo cha parta dalle peculiarità che ogni individuo possiede per lavorare poi sull’attivazione personale e sulla possibilità di cambiamento.
Abbiamo utilizzato tecniche diversificate al fine di attivare la narrazione, l’elaborazione e la restituzione delle attività.

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