Era il 19 luglio dello scorso anno. Ricorreva l’anniversario della strage di via D’Amelio.
Mi avevi dato appuntamento a Roma dopo un mio sms timido e rassegnato di una risposta che credevo non sarebbe mai arrivata. Avevo scritto a tante realtà sociali per mantenere acceso l’ardore per i poveri e gli emarginati ma non avevo avuto risposta. Ero considerato appestato e di scandalo. Mi rendevo conto che ora ero io l’emarginato e mai come quel periodo ero mendicante di comprensione e accoglienza.
Ma finalmente la tua tua chiamata come risposta al mio sms è immediata e tempestiva. Al citofono di via 4 novembre mi aveva risposto Elisa, invitandomi a salire al 4 piano. Appena si apre la porta dell’ascensore mi sento gridare per nome: Pasquale…!!! E’ la tua voce amica, la voce calorosa di chi parla ai cuori afflitti, la voce di chi ti conosce da sempre. Eppure c’eravamo incontrati la prima volta negli anni 90, a Castellammare, alle Terme di Stabia quando avevi tuonato contro la camorra stabiese,poi eri venuto in Seminario a Napoli, poi a Salsomaggiore nel 2008 al convegno di pastorale giovanile e qualche anno fa qui in sede con una scolaresca del Sociale. La prima volta ero un bambino che frequentava il seminario minore e sei diventato il mio supereroe che sconfigge i cattivi. Poi al Seminario maggiore quando coltivavo i sogni da prete e di una chiesa per i poveri ti avevo idealizzato come modello da seguire. Al convegno di pastorale giovanile, da poco oridinato prete, inconsapevolmente scoprii di condividere un motto in comune con te: la mia chiesa è la strada. E infine nell’occasione della visita con il Sociale ti avevo stretto, per la prima volta, la mano e condiviso la mia esperienza di lotta alla camorra con esperienze di recupero di minori a rischio e l’abolizione delle iniziative cultuali in odore di camorra. Quanti cambiamenti abbiamo vissuto in questo ultimo anno. Quel giorno, il 19 luglio, da subito ho percepito accoglienza, comprensione, riconoscimento, ascolto, interesse. Mi sono fidato e ho iniziato a raccontarti delle paure per le conseguenze, dell’angoscia che vivevo nel lasciare il quotidiano della vita ecclesiale, della sofferenza degli atteggiamenti della mia chiesa locale…da parte tua poche domande. Quel giorno è diventato per noi una sorta di Memoriale. Ci rassicuri che nel giro di pochi giorni avresti sistemato delle cose e verificato la disponibilità di una casa per accoglierci e poi hai concluso: staremo con i poveri e metterete in gioco la vostra esperienza. Ho colto la tua profonda umanità nel considerarmi persona e non un caso.
Una telefonata poi ci interrompe perché alle 22 hai un appuntamento per un evento. Ci salutiamo. Mi dici di non esitare a chiamarti perché coglievi il mio disagio. Avevo trattenuto le lacrime fino a quel momento. Quella sera, in chiesa, accompagnato da padre Massimo, eravamo commossi e contenti dell’incontro e delle prospettive che si aprivano. Quando rimango da solo celebro la messa come se fosse la prima, unica ed ultima messa e piango tutto il tempo…erano lacrime di gioia e di speranza ma anche di rabbia e di tristezza…insomma di dolore!!! Qui a Torino, al Gruppo Abele, è aumentata e cresciuta la voglia di dedicarmi al prossimo, volto autentico di Cristo che mi rivela la verità e mi spinge a guardarmi dentro.
#19luglio Memoriali

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