Vangelo del giorno: Amouriseur le monde


Luca 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

«L’unica missione umana, sta tutta in una espressione di Teilhard de Chardin: “Amouriseur le monde”, portare l’amore nel mondo. Gesù non ci ha chiesto di fare proseliti, ci ha chiesto di portare l’amore nel mondo”.
Sono sempre stato convinto che la più grande cosa che può dare un cristiano è far sentire la persona umana amata. Perché se Dio è Amore, Dio non si scopre attraverso un ragionamento teologico, lo si scopre solo se ci si sente amati.
Gesù chiama a sé i suoi – perché l’amore è attrazione -, li trasforma amandoli, e amandoli li invia. Li trasforma in soggetti capaci di amore e ‘prese a mandarli’, perché solo se si è stati raggiunti dall’amore ci si può fare principio di amore.
Questo è il vero ‘potere’ che abbiamo, lo stesso di Dio: amare, vincere il male col bene, perché l’unico modo di sconfiggere il male è non farlo, decidendosi per il bene.
Occorre poi ‘non possedere nulla’, per vivere la logica dell’amore.
La comunione con l’altro si potrà compiere solo nella verità di sé e non attraverso le cose che si possiedono, perché finché abbiamo cose daremo cose, ma se non abbiamo nulla giungeremo a dare noi stessi. Il grande rischio nel fare il bene, è donare sempre qualcosa fuori di sé, qualcosa che non tocca mai la sfera dell’essere. Solo quando finiamo di dispensare i nostri beni, cominciamo a donare il nostro essere. Dio ha dato la sua vita, non le sue cose. O se vogliamo, ci ha dato tutte le sue cose, ma ci ha salvato solo donandoci se stesso. Quando diamo oggetti, beni, prestazioni, comunque qualcosa di estrinseco da noi finiamo prima o poi di esercitare un ambiguo potere sull’altro, perché l’altro ci amerà, legandosi a noi per le cose che gli abbiamo dato, e non per ciò che siamo. Ma l’amore non crea dipendenza, lascia liberi, anche di essere traditi e abbandonati.

È necessario non avere neppure del pane del denaro nè bastone nè sacca anche se nella versione di Marco è lecito portare solo un bastone perché per Marco il bastone richiama quel legno che aveva già aperto il Mar Rosso e spaccato la roccia da cui scaturì l’acqua di vita nel deserto.
Per questo non occorre avere neanche una sacca, e tanto meno del denaro da metterci dentro. Avere una sacca vuol dire avere un luogo su cui confidare e dove poter andare ad attingere quando tutto viene meno, vuol dire avere le spalle coperte, una via di fuga nei momenti più difficili. È la sorella malata della fede; richiama al possesso, al ‘confidare’ nell’accumulo. Ma la vita non dipende dai beni accumulati; non sono questi a definire la nostra vita; «Anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12, 15).
Solo in questa povertà, in questo ‘vuoto’ interiore, in questo nulla esistenziale i discepoli potranno scacciare demoni e guarire gli ammalati….questo è stato il carisma di tanti santi e di tante congregazioni religiose che poi si sono perse perché hanno preferito i beni terreni.
Il vuoto, non avere più appigli, sicurezze e facili vie di fuga è la condizione per far emergere da sé l’Essenziale, ossia il bene.

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2 Commenti

  1. Federica
    Settembre 27, 2017
    Rispondi

    Dio non lo si scopre con un ragionamento teologico, lo si scopre solo se ci si sente amati. E tu sei stato un grande insegnante, perché con il tuo esempio e la tua vicinanza sei riuscito a farmi scoprire l’amore di Dio, quel Dio che fino a poco fa sentivo così lontano e cercavo ovunque, ma è grazie a te che adesso so di avere un porto sicuro dove attraccare quando le onde della vita ogni tanto mi travolgono.
    E non hai idea di quanto tu sia stato fondamentale in questo percorso e mai potrò smettere di ringraziarti.
    Ti voglio bene e sempre conservo nel cuore tutto ciò che sei stato capace di donarmi.

  2. Barbara
    Settembre 27, 2017
    Rispondi

    Anche io tempo fa mi sono sentita chiamato da Dio ,proprio come i suoi discepoli ed ho iniziato la mia storia D’AMORE………E’ proprio vero che il Signore con il suo AMORE ” trasforma” ,sicuramente si diventa più ” belli”.
    Belli nn esteriormente,ma belli dentro.
    Da quando ho intrapreso il mio cammino di fede cerco di mettermi sempre in discussione e di migliorare ,anche se a volte nn si riescono ad evitare gli errori , ma essi servono x farci crescere e capire tante cose x poi nn ripeterli più……..
    Una cosa è certa dall’ AMORE nasce AMORE ……….e DIO È IL MIO GRANDE AMORE 🙂

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