Da quando sono diventato padre di mia figlia e mi occupo di dipendenze come counsellor professionista in ambito educativo resto pietrificato e speranzoso di fronte a tragedie come queste. E voglio fare la mia parte raccontando la mia esperienza perché purtroppo i media devono fare cronaca e i politici di turno sciacallaggio. Allora cosa può esserci dietro la tragedia di Desirée Mariottini, stuprata e uccisa da un gruppo di uomini simili a belve in uno stabile abbandonato di San Lorenzo?
Forse l’inquietudine con un padre di cui non portava il cognome e una madre di soli quindici anni più grande di lei; e poi le droghe, mix micidiali che non ti fanno sentire quella inquietante inquietudine che purtroppo assale tanti ragazzi. «La cocaina mi fa sentire onnipotente». «Mi fa superare i limiti». «Mi rende un leader». Così dicono i baby-tossici, giustificando la loro dipendenza da cocaina. Adolescenti sotto i 18 anni. Per lo più consumatori di cocaina fumata, sotto forma di crack, inalata con bottiglie e cannucce. A volte lo fanno in gruppo, come rituale. Chi vi partecipa finanzia l’acquisto delle dosi versando una quota. Con i soldi della paghetta dei genitori, rubando in casa o rapinando i coetanei. A volte poi, come per Desirè, ci si prostituisce in cambio della sostanza. Un fenomeno in crescita che ha messo in allarme il servizio per le tossicodipendenze delle prefetture. «Una criticità emergente – si legge nell’ultima relazione – è quella dei giovanissimi segnalati più volte per cannabis o per la prima volta, ma per sostanze quali la cocaina».
Un dato che non ha precedenti in passato. «In genere si tratta di assuntori di cocaina fumata e che viene tracciata nel corso delle analisi – spiega la dottoressa Emanuela Rivela, neuropsichiatra infantile – In effetti stiamo registrando un incremento di casi e un abbassamento dell’età. Ciò è dovuto a vari fattori. La facilità di reperire la droga e i prezzi contenuti favoriscono il consumo».
La cocaina assunta tra i 15 e i 21 anni rischia seriamente di compromettere le funzioni cerebrali, ancora in fase di sviluppo in quella fascia di età. «Il guaio è che la cocaina fumata sviluppa una fortissima dipendenza. Più se ne consuma e più si ha voglia. Dà un piacere intenso. Ma gli effetti sono devastanti. A lungo andare si sviluppano forme incontrollabili di impulsività».
I ragazzi frequentano luoghi abituali come stazioni ferroviarie, frontiere nei periodi di vacanza, luoghi di ritrovo, come i giardinetti pubblici, scuole o discoteche». Anche il dato nazionale dei baby-tossici è in costante crescita: la quota di minorenni, che dal 7,9% del 2008 è passata al 10,3% nel 2013, ha raggiunto quasi il 12% nel 2017. Lo scorso anno il Piemonte ha avuto il maggior numero di segnalati: 4.535 contro i 4.510 del Lazio e i 3.870 della Sicilia.
Questi dati lasciano dormienti le agenzie educative, le parrocchie, gli oratori, le associazioni e i movimenti religiosi.
C’è una progressiva scomparsa di adulti credibili coi quali i ragazzi dovrebbero misurarsi; e poi c’ la mancanza di gerarchie di valori in grado di orientare il cammino dei più giovani; la deflagrazione del desiderio che sembra non avere nessun ostacolo; una malintesa concezione della libertà quale superamento di ogni limite; l’idea errata che la conoscenza del mondo non debba passare attraverso l’elaborazione di un’esperienza autentica della realtà; la fungibilità delle relazioni sociali, troppo spesso legate a criteri di mera convenienza economica; (Eraldo Affinati
venerdì 26 ottobre 2018, AVVENIRE).
«La dipendenza da cocaina non può essere contrastata con una vera cura medica. E i consumatori minorenni non si aprono facilmente al dialogo. Bisogna partire da lontano, usando l’approccio degli educatori, per poter arrivare al cuore dei loro problemi e prima di affidarli alle cure di uno psicologo».
Fra i giovani sbandati e i bravi ragazzi, così come fra i mostri e le persone ordinarie, qualsiasi sia il colore della loro pelle, la differenza è sempre piuttosto sottile: basterebbe un niente per passare da una schiera all’altra e sprofondare nell’abisso. Anche coloro che sembrano stare al sicuro, con i genitori a posto e le frequentazioni giuste, rischiano tantissimo.
Non dobbiamo perdere la fiducia. Per fortuna esistono ancora famiglie che tengono duro. E anche i don Orione continuano a operare e spesso ottengono grandi vittorie senza titoli sui giornali. Fare l’educatore oggi è più difficile che in passato. Ti sembra di essere da solo a remare controcorrente. Ma è questa la ragione per cui non devi mollare.
Quando ti sembra di essere da solo a remare controcorrente è questa la ragione per cui non devi mollare!

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