Rinascere è una cosa divina insegnata agli uomini: recensione su “il circo della farfalla”


Da un po’ di tempo c’è un piccolo film, su youtube, un cortometraggio di circa 20 minuti, dal titolo il circo della farfalla, “The butterfly circus”. Racconta di un uomo senza arti, né braccia, né gambe, “a cui Dio ha voltato le spalle” che dopo una faticosa impresa riesce ad essere felice e ad aiutare gli altri ad esserlo. Questo uomo, Will nel film, Nick Vujicic, nella vita reale va in giro per il mondo a tenere conferenze sull’accettazione. Semplicemente dimostra come si può, anche con un limite così evidente, condividere con tutti sia la propria diversità che il proprio valore. Propongo questo video nella scuola, agli adolescenti per presentarmi e far conoscere il senso della mia presenza in mezzo a loro. Tutti siamo stati bruchi nella vita che sono diventati farfalle. Tutti siamo ancora schiavi e possiamo essere liberi. La maggior parte degli adolscenti di oggi ha bisogno di considerare la vita come un dono e quell’uomo, non uno sgorbio, sta dando con coraggio, un significato alla sua diversità e ci regala forti emozioni di gioia che ci fanno “sentire” la voglia di vivere. È importante avere una buona intelligenza emotiva ed essere consapevoli delle proprie emozioni, in quanto è la strada per capire sé stessi e gli altri. Nell’analisi critica del film proposto agli alunni della scuola media “Stabiae” e dell’ITC “L.Sturzo”, ho cercato di provocare i ragazzi nel loro mondo emotivo mettendoli a confronto con Will e gli altri personaggi.

La prima emozione incontrata non a caso è la rabbia, l’emozione più antica e anche la più potente perché ha un alto impatto nelle relazioni sociali. Nasce quando percepiamo un ostacolo volontario alla realizzazione dei nostri bisogni o a proteggerci da un’intrusione.

All’inizio la ritroviamo in Will quando viene schernito dal direttore del circo dove si esibisce come ”fenomeno da baraccone”. Lui sa di non valere nulla, ne è convinto eppure non ha un atteggiamento passivo e spento, ma si arrabbia quando alcuni bambini lo deridono e gli lanciano dei pomodori. Ancora si arrabbia quando il direttore Mendez del circo della farfalla gli fa un complimento, facendolo reagire con un gesto di disprezzo verso chi diventa per lui un intruso che sembra solo volerlo deridere più crudelmente degli altri.

Grazie alla rabbia Will cerca di definire il suo confine, di non farsi attaccare, di fermare l’altro prima che entri nel suo mondo fragile e squilibrato.

Si arrabbia di nuovo quando sembra essere offeso da Mendez per le sue menomazioni fisiche, si sente diverso in un momento dove non se lo aspetta e non si accorge che sono solo provocazioni per cercare di far scattare in lui una reazione diversa dalle altre volte. Mendez cercherà di spingerlo all’azione, di far sì che Will inizi a vedersi diverso da ciò che pensa di sé stesso fino a quel momento.

L’altra emozione è la tristezza, presente sul volto degli altri “fenomeni da baraccone” e sui nostri volti da spettatori. In varie scene la sensazione di tristezza per quel povero uomo rifiutato e senza speranza ci ha presi, ci ha fatti immedesimare in lui e pensandoci “diversi” e inutili, ci ha lasciati un vuoto interiore, un dispiacere enorme e quasi senza scampo.

La stessa tristezza la ritroviamo negli occhi di Will, in varie scene eravamo colpiti da quel velo di malinconia che ci facevano pensare al peso enorme che portasse quel personaggio, al suo sentirsi escluso, trascurato, senza alcuna dignità di uomo.

Sulla parte finale ritroviamo nei personaggi del film e in noi spettatori l’emozione della paura; aver paura vuol dire sentire uno stato di allarme, un’emergenza immediata, con la tendenza o a scappare o nell’esatto contrario dell’immobilizzarsi.

La paura ha una funzione positiva in quanto adattiva ed è l’emozione deputata alla sopravvivenza della specie, però quando aumenta d’intensità diventando panico o terrore, allora diviene negativa.

Will ha paura quando si rende conto di non ricevere l’aiuto sperato dai compagni ad attraversare il fiume, lui non ha mai fatto nulla da solo che non fosse esibire il suo corpo storpio e menomato e quindi per lui è una situazione impossibile poter arrivare sulla riva… la paura presto diventa rabbia. Lui cade e capisce che è solo. La rabbia in questo momento diventa positiva, in questo caso è la sua spinta all’azione. È la forza motrice che gli dà una possibilità, lo rende capace di alzarsi! È in quel preciso momento che si rende conto di avere anche lui qualcosa da offrire, di essere anche lui speciale ed unico come vede gli altri.

Ecco che assistiamo alla nascita dell’ultima ma importantissima emozione: la gioia; l’emozione della gioia, fondamentale per l’adattamento e la sopravvivenza e per le relazioni con gli altri e con noi stessi.

Will ha espresso gioia quando rialzatosi dall’acqua ha capito che lui sapeva nuotare, ha provato quella sensazione di benessere e felicità e l’ha fatta provare anche a noi, da dentro si è irradiato il cuore di gioia, si vedeva attraverso ogni gesto non verbale e da ogni parola.

L’emozione della gioia l’abbiamo vista anche nei suoi compagni, hanno esultato dopo una grande paura, e in noi, quando un sorriso spontaneo è nato sul nostro volto. La gioia era visibile in Will quando ha iniziato ad esibirsi nel circo della farfalla come gli altri artisti, era presente negli occhi degli spettatori che in quel momento hanno imparato ad apprezzarlo come adesso lui stesso faceva.

Gli adolescenti e ancor di più i bambini, possiedono infinite potenzialità e punti di forza che possono emergere facendoli sentire speciali, “straordinari” e farli eccellere. Cambiare la visione che abbiamo di noi stessi e del mondo che ci circonda, qualunque sia la nostra condizione attuale: mentale, fisica o sociale, è sempre possibile.

Guardiamoci con occhi diversi, guardiamo gli altri con occhi diversi.

La gioia è insegnata dal dolore così come l’autonomia dalla dipendenza. Dobbiamo sempre avere la consapevolezza che nella nostra felicità c’è spazio anche per il dolore e le ferite che ci portiamo dentro non necessariamente ci nascondono la gioia di vivere. Del resto questo significa rinascere.

Risorgere è una cosa divina insegnata agli uomini.

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