4 DOMENICA DI QUARESIMA: Il paradosso della croce


Gv 3,14-21

Gesù, prima di passare da questo mondo al Padre disse ai suoi discepoli«14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

‘Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato’. È il ‘bisogna’ dell’amore. Chi ama, necessariamente – prima o dopo – conoscerà la croce. L’amore ha sempre un prezzo. Chiederà di andare fino alla fine. ‘Croce’ l’altro nome della conseguenza ultima dell’amore, come la croce di Gesù altro non è che l’esito naturale del suo amore spinto sino alle estreme conseguenze. (P. Scquizzato)
Il cristiano è colui che crede che se vive sino alla fine il suo amore – come Gesù di Nazareth – allora vivrà una ‘vita eterna’, ossia un’esistenza (qui ed ora) compiuta, realizzata, così alta e bella da scavalcare anche la morte. Per cui non sarà ‘credere in Dio’ che ci salverà, ma l’amore che va fino alla fine. È l’amore ad impedire che la nostra vita si disperda nel consumarsi dei giorni.
Con buona pace di tutti gli integralisti cristiani, sponsor nefasti di inferni impossibili e punizioni divine, Giovanni ci ricorda che Dio non è venuto né per condannare (v. 17), e tanto meno per giudicare (cfr. Gv 8, 15), ma solo per salvare, ossia a fare in modo che l’uomo giunga alla pienezza di sé. E se proprio volessimo parlare di ‘giudizio’ di Dio, allora questo altro non è che la croce, «giudizio del giudizio» (Massimo il Confessore), che prende su di sé tutto il male del mondo per distruggerlo e trasformarlo in vita. L’immondizia gettata nell’acqua la sporca, se buttata nel fuoco ne aumenta la luce e il calore.
Dio giudica amando e ama perdonando. Condanna salvando e si vendica perdonando.
Egli dà vita a chi gliela toglie, e non toglie vita a chi non lo accoglie. In questi giorni ci sono notizie drammatiche di uccisioni: un papà che ammazza le figlie, figlio che uccide la mamma, uomo bianco che spara all’uomo nero…noi da spettatori attoniti giudichiamo, condanniamo e disapproviamo chi non la pensa come noi. Allora oggi si svela il senso della nostra cristianità: Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama

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1 Commento

  1. Marzo 11, 2018
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    Non hai idea di quanto io oggi avessi bisogno di sentir parlare di salvezza in questi termini, avendo appena avuto un confronto con una coppia di integralisti, come li hai definiti tu.
    In questi giorni è mancata una vecchia amica…ma vecchia era solo l’amicizia, l’anagrafe diceva tutt’altro. Io ho detto che ormai è in cielo, ma mi è stato fatto notare che non possiamo saperlo, che bisogna pregare per lei e far dire messe, perchè il Purgatorio è molto doloroso e non abbiamo la certezza di cosa ci fosse realmente nel suo cuore, perchè lo sa solo Dio.
    Ed io pensavo che si parla tanto dell’infinita misericordia verso di noi e poi dobbiamo temere tanti dolori anche nell’aldilà, dopo aver tanto patito quaggiù come è accaduto alla mia amica?
    Non ho risposto loro, non ho la certezza delle mie convinzioni, diciamo che il Signore che io conosco, in cui ho fiducia, non è così duro nè vendicativo…e spero davvero che Lui sia solo Amore, quello con la A maiuscola, e che il Dio che punisce severamente è riservato solo a quei casi di reale cattiveria, ai mafiosi, ai dittatori, agli assassini.

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