In tutto il mondo islamico martedì 21 agosto si è celebrato Id al- Adha, la festa del Sacrificio. La data varia di anno in anno, in quanto il calendario islamico è basato su quello lunare e non quello solare. Cade in corrispondenza del 10mo giorno del mese dell’Hajj, cioè il pellegrinaggio alla Mecca.
Il sacrificio rituale del montone o del capretto ricorda il sacrificio effettuato con questo animale da Abramo, del tutto obbediente alla volontà divina di sacrificargli il figlio Ismāil (Ismaele) prima di venire fermato dall’angelo. È quindi per eccellenza la festa della fede e della totale e indiscussa sottomissione a Dio. La parola “islām” significa infatti “sottomissione a Dio”.
I musulmani possono sacrificare un ovino, un caprino o un bovino. La carne viene divisa preferibilmente in tre parti uguali: una viene consumata subito dalla famiglia, la seconda va conservata e consumata successivamente, mentre la terza va distribuita ai poveri della comunità che non hanno i mezzi per acquistarla.
Alcuni musulmani anche in Italia però non seguono le regole previste per la macellazione e può avvenire che uccidono gli animali in strutture non idonee. Martedì i carabinieri forestali hanno denunciato sette persone in provincia di Firenze per macellazione non autorizzata. Il ministro dell’Interno ha scritto un tweet, allegando il video dell’intervento di un cittadino napoletano a difesa di un capretto «Oggi in tutta Italia i fedeli musulmani hanno celebrato la #festadelsacrificio, che prevede il #sacrificio di un animale, sgozzandolo. A Napoli questo capretto è stato salvato all’ultimo ma nel resto del Paese centinaia di migliaia di bestie sono state macellate senza pietà».
Un momento di festa che personalmente considero come un punto di partenza comune tra cristiani e musulmani: l’episodio della richiesta divina ad Abramo di sacrificare il proprio figlio, infatti, si trova in entrambe le religioni monoteiste, con l’unica differenza che nell’episodio biblico ad essere sacrificato è Isacco, mentre nel Corano è Ismaele.
La Genesi afferma che Ismaele nacque dalla schiava Agar: « Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito » (16,15).
Dopo la nascita del figlio Isacco dalla moglie Sara insorge un’acuta gelosia della moglie nei confronti della giovane schiava Agar. Abramo si trova allora costretto ad allontanare Agar e il loro figlio Ismaele che si riducono a vivere nel deserto di Paran. (21,8-21). Più avanti Ismaele prenderà in moglie una egiziana. Ismaele è perciò considerato il progenitore “nobile” degli Arabi i cui discendenti, da questo punto di vista, possono essere definiti “ismaeliti”,
È una giornata che potrebbe essere un’occasione quindi per ricordare le somiglianze di queste due religioni, invece delle differenze, sulla base di quel “dialogo interreligioso” di cui si sente parlare spesso, ma molte volte ci si dimentica e che in questi ultimi mesi, sovraccaricati di notizie riguardanti le brutalità commesse dall’Isis, ha lasciato il passo a pregiudizi ed episodi di razzismo. In clima di odio e discriminazione purtroppo promosso anche dalla politica vigente nonché dal leader della lega e ministro degli interni. Infatti in molte parti d’Italia non mancano vere e proprie minacce e parole dure. Eppure la Chiesa con il Concilio Vaticano II ha ricordato e invitato la comunità cristiana al rispetto e alla comprensione dei fedeli musulmani: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”. Una linea che papa Francesco sembra incarnare perfettamente.
Di seguito una brillante analisi del famoso dipinto di Caravaggio
Credo in un solo Dio

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