Gioco d’azzardo: La legge 9/2016 della regione Piemonte


“Chiediamo che la legge 9 del 2016 venga riapprovata perché ha prodotto ottimi risultati per la riduzione del gioco d’azzardo e, riducendo l’offerta di gioco sul territorio, ha portato alla riduzione dei soldi spesi per il gioco. In questo momento così critico da un punto di vista economico  stiamo assistendo ad un ritorno di giocatori nei nostri servizi a causa di ricadute dovute al ripristino dei giochi sotto casa. la possibilità di giocare facilmente, significa dare a qualcuno l’illusione di potersi arricchire. bisogna inoltre lavorare sull’informazione e sulla formazione dei cittadini, a partire dai giovani, rendendoli capaci di un approccio più consapevole e maturo al gioco. Lo facciamo con il nostro progetto “vite in gioco” con il quale il gruppo Abele insieme al all’asl To 5 ha voluto fortemente essere su questo territorio per prevenire e informare i cittadini sui rischi dei giochi d’azzardo. Il contrasto del gioco d’azzardo richiede certo una ‘legge quadro’ che regolamenti senza ambiguità il fenomeno, ma chiede anche un forte investimento culturale ed educativo, perché la fame dell’azzardo cresce laddove mancano da un lato concrete e dignitose opportunità di benessere, dall’altro la voglia d’impegnarsi per costruirle, a beneficio proprio e di tutta la comunità”. Vogliamo anche denunciare a gran voce la frequenza di gioco da parte di minori che con facilità accedono nei centri scommesse e nelle sale giochi senza nessun controllo e tutela. Siamo consapevoli, come ha ricordato tante volte il nostro presidente don luigi ciotti,  che “chi si affida alla sorte per guadagnare denaro tramite denaro ha buone probabilità di sviluppare una dipendenza foriera di sofferenza e disperazione non solo per lui ma per chi gli è affettivamente legato: familiari e amici”. L’invito è quello di “dare a questa piaga sociale un nome appropriato, che dichiari senza ipocrisie cosa rischia di perdere chi si dedica all’azzardo: la libertà, la dignità, a volte la vita”. Quella del gioco d’azzardo è un’industria che, sfruttando la fragilità delle persone, fattura più di 100 miliardi l’anno, di cui il 10% vanno allo Stato e il resto alle ditte concessionarie. Dati che emergono dal libro blu dell’agenzia del monopolio dello stato.

Abbiamo bisogno di quella buona legge, che da sempre difendiamo perché riteniamo essere un argine solido contro la diffusione del gioco d’azzardo patologico e di tutti i rischi sociali derivanti.

la legge attuale della giunta guidata da Alberto Cirio mina nelle fondamenta il carattere contenitivo della patologia da gioco, ottenuto grazie alle disposizioni contenute nella Legge 9 del 2016
Le modifiche contenute nell’attuale proposta mirano, nei fatti, ad aumentare l’offerta di gioco, attraverso quattro interventi principali:

* l’applicazione del cosiddetto distanziometro ai soli nuovi insediamenti (attualmente dal 20 maggio di quest’anno il distanziometro si applica a tutti gli esercizi con apparecchi funzionanti) con l’eliminazione della clausola retrottattiva
* la riduzione delle distanze prescritte dai luoghi sensibili a 400 metri rispetto agli attuali 500;
* la riduzione della casistica dei luoghi sensibili con l’abolizione anche di alcuni, ad esempio i luoghi di culto, già previsti dalla normativa nazionale;
* l’abolizione della possibilità per i Comuni di individuare in modo motivato altri luoghi sensibili.

Inoltre, si vorrebbe intervenire sul tempo di offerta, aumentandolo nei fatti

* l’attuale Legge 6 dispone che i Comuni prescrivano con proprio atto la limitazione del funzionamento degli apparecchi “per almeno 3 ore” rispetto agli orari di apertura dell’esercizio, indicando quindi una misura minima ma non la massima (oltre la metà dei Comuni piemontesi adempienti ha interpretato correttamente lo spirito della norma andando ben oltre le sole 3 ore di spegnimento, ma prescrivendo orari di accensione inferiori alle 10 ore nelle 24 ore); l’articolo 14 del DDL della Giunta prevederebbe una ridicola limitazione al funzionamento di 6 ore per le sale giochi e scommesse (dalle 2 di notte alle 8 del mattino) e per 10 ore per bar e tabacchi (dalle 23 alle 7 e dalle 12 e 30 alle 14 e 30), permettendo quindi un funzionamento per ben 18 ore nelle sale e 14 negli altri esercizi.

L’obiettivo è chiaro e lo è stato sin dall’insediamento dell’attuale maggioranza: abrogare la Legge 9 del 2016 a favore di un impianto di regole che farebbe enormemente aumentare le possibilità di gioco, nonostante le ricadute sociali che questa azione politica produrrebbe, particolarmente pericolose in un momento come quello che stiamo vivendo.

Come rete di realtà che da anni si battono contro il gioco d’azzardo patologico, il sovraindebitamento, le mafie e le ricadute sociali e sanitarie derivanti crediamo fermamente nell’applicazione di una legge efficace

Insieme, per la difesa delle fasce deboli, sensibili, fragili, per una tutela della cittadinanza tutta, della salute e del lavoro, senza scorciatoie e passi indietro, contro scelte parziali e di parte.

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